Onorevoli Colleghi! - La partecipazione dei soggetti disabili o, più propriamente, dei soggetti diversamente abili, alla vita sociale è un problema che ancora non ha ottenuto una soluzione definitiva.
      La sensibilità culturale e politica verso l'integrazione sociale dei disabili è sicuramente cresciuta negli anni, ma la strada da fare è ancora lunga.
      Ci sono oltre trentasette milioni di soggetti con difficoltà psichiche o motorie in Europa, che vorrebbero vedere realizzato in concreto il loro essere titolari degli stessi diritti di cui godono tutti gli altri cittadini.
      La Carta europea dei diritti fondamentali enuncia, infatti, due princìpi ben precisi: il divieto di qualsiasi forma di discriminazione fondata in particolare sulla disabilità e il riconoscimento espresso dei diritti dei disabili e della necessità di garantire la loro autonomia, la loro integrazione sociale e professionale nonché la loro partecipazione alla vita della comunità.
      Sono traguardi ambiziosi, ma di sicuro non irrealizzabili; l'obiettivo è di arrivare a considerare questi soggetti come una risorsa per la comunità e non, come magari spesso accade, un peso.
      Fortunatamente i soggetti diversamente abili sono, in generale, circondati dall'affetto delle loro famiglie le quali non esitano a farsi carico di tutte le difficoltà, non ultime quelle economiche, connesse alla condizione della disabilità.

 

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      Ci riferiamo alle difficoltà oggettive, ovviamente, ben più «invalidanti» di quelle soggettive o funzionali.
      Abbiamo mai pensato, infatti, quanto sia difficile per un soggetto disabile poter usufruire liberamente di una vacanza senza avere accanto una persona che gli assicuri un'assistenza costante?
      Il contatto con la natura, in particolare, è sempre più ricercato dai disabili; la quiete delle località di campagna e la serenità che solo lo spettacolo della natura può dare sono consigliate a chi non può permettersi vacanze più «avventurose».
      Eppure anche il soggiorno in un agriturismo può trasformarsi in una spiacevole avventura, se la struttura non risulta accessibile alle persone disabili.
      Si parla sempre di più in Italia di «turismo accessibile», ovvero l'insieme di servizi e strutture in grado di permettere a persone con esigenze speciali la fruizione della vacanza e del tempo libero senza ostacoli e difficoltà, ma nella pratica siamo ancora lontani dal realizzarlo.
      I dati ci dicono che su oltre tre milioni di persone con esigenze particolari (dietetiche, ambienti ana/ipoallergici, cure mediche, disturbi sensoriali o motori) che hanno viaggiato, quelli che hanno maggiori difficoltà sono coloro che lamentano «ostacoli nello spostarsi» ovvero i turisti disabili: tra loro un buon 10 per cento esprime l'esigenza, anzi la necessità, di vedere superate le barriere architettoniche.
      La presente proposta di legge mira, dunque, a soddisfare in modo concreto un bisogno ormai non più eludibile: permettere ai disabili di fare una vacanza a contatto con la natura in strutture con locali accessibili.
      Le iniziative di questo genere realizzate finora hanno beneficiato dello spirito d'iniziativa e della determinazione dei privati nonché della loro alta propensione al rischio. La presente proposta di legge prevede il coinvolgimento delle istituzioni, le quali - come nel caso delle strutture residenziali per gli anziani - devono dare il loro contributo: la vacanza per i disabili non è un lusso, ma un diritto, e per questo è giusto che, insieme alle famiglie, se ne faccia carico anche la comunità.
 

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